Da Costantinopoli a Fermo la storia di una reliquia che ha attraversato i secoli. La Sacra Spina

Ad accendere la miccia della mia curiosità una signora di Garbagnate Milanese in vacanza nelle Marche. Parlando mi chiede “È vero che a Fermo è conservata una spina della corona di Cristo?”. Resto con la faccia da foca che non ha la minima idea di cosa la signora stia parlando e decido di fare luce sulla questione rimasta a me ignota. Attraverso una serie di contatti arrivo a visitare la reliquia e a farmi raccontare la bellissima storia che, davvero, ha attraversato i secoli!

Dopo la crocifissione di Gesù la sua corona di spine, così come la croce, scompaiono dalla storia fino a quando sarà Santa Elena, Imperatrice e madre dell’Imperatore Costantino a ritrovare le due reliquie a Gerusalemme e a trasferirle a Costantinopoli (l’attuale Istanbul), siamo nel 300 Dopo Cristo. Lì restano e sono motivo di devozione da parte dei pellegrini di tutto il mondo allora conosciuto, che intraprendono anche lunghi e estenuanti viaggi per andare a venerarli.

Scorriamo velocemente attraverso “qualche secolo di storia” fino ad arrivare al Basso Medioevo, nel XIII secolo, iniziano le Crociate, per l’Imperatore di Costantinopoli Baldovino II non sono gli unici conflitti da affrontare. C’è infatti da combattere anche l’espansione di alcuni popoli vicini e le casse dell’Impero piangono. Corre in sua difesa suo cugino Luigi IX, cattolicissimo Re di Francia chiamato anche Luigi il Santo, che poi diventerà santo davvero con il nome di San Ludovico. Luigi risolleva le economie di Baldovino comprando la reliquia della corona di spine che entra in Francia in maniera trionfale, acclamata da tutti i francesci e che si decide di conservare a Notre Dame nella Sainte Chapelle ad essa dedicata.

Alla morte di Luigi IX, Filippo III, suo figlio e Re di Francia dal 1270 al 1285, inizia un’usanza che si protrarrà nel tempo, cioè quella di staccare una spina della corona e donarla a chi si è dimostrato particolarmente fedele a suo padre. È proprio qui che inizia il cammino verso Le Marche della spina. Filippo III dona una di queste spine al, un tempo Priore Generale dell’Ordine dei frati eremitani di Sant’agostino, il Beato Clemente da Osimo. L’ordine agostiniano era nato una trentina di anni prima rispetto alla sua nomina avvenuta nel 1271, le origini di Padre Clemente sono ancora dibattute tra Osimo e Sant’Elpidio a Mare, avendo lui fatto voto di povertà una volta entrato negli agostiniani, dona la preziosa reliquia alla città di Sant’Elpidio a Mare dove resta per oltre un secolo e mezzo.

La storia corre veloce, alla stessa velocità del mondo, ci troviamo ancora nel Basso Medioevo (che termina nel 1492 con la scoperta delle Americhe) le due fazioni politiche italiane avverse dell’epoca sono quelle dei Guelfi e dei Ghibellini. Fermo non è esule da queste faide, intorno al 1375 diventa Signore della Città Rinaldo da Monteverde, Ghibellino, per niente amato dalla popolazione, tanto è vero che verrà addirittura decapitato insieme ai figli, in una pubblica piazza, a seguito di una congiura volta a destituire il suo regime dispotico. Muore nel 1380, ma prima, nel 1377 attacca più volte Sant’Elpidio a Mare perché patria di uno dei congiurati del padre, la distrugge, la saccheggia e porta via la reliqua della spina che fa entrare in trionfo a Fermo decidendo di affidarla alle cure della Chiesa di Sant’Agostino e all’ordine che la regge.

Ma a Fermo, in quegli stessi anni, c’è un’altra spina custodita dall’ordine di San Domenico.

Il Vescovo di Fermo riflette sul fatto che, per quanto la città sia importante, questa doppia presenza non è possibile, una delle due non deve essere vera, si deve fare luce sul caso. Convoca il clero, tutta la cittadinanza, vengono creati degli spalti perché la gente assista alla prova del fuoco, viene acceso un rogo e dopo una giornata di preghiera le due spine vengono gettate nel fuoco. Il fatto è riportato negli atti civili della Città di Fermo, a documentazione del verificarsi dell’evento che la spina degli agostiniani non brucia ma anzi, vibra, si illumina e si eleva dalle fiamme, mentre quella dei domenicani diventa cenere (e della quale non resta nessuna traccia scritta perché l’archivio domenicano viene bruciato dalle truppe napoleoniche). Tra lo stupore della folla resta lei come unica spina che molti anni più tardi sarà Padre Silvestro da Rossano. Lettore Generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, a farla passare nelle mani attente e amorevoli della confraternita da lui fondata e che tuttora custodisce la Sacra Spina.

È il 1574 nasce l’Archiconfraternita della Sacra Spina, confermata con Breve Apostolico dal Cardinale Felice Peretti che diventerà poi papa nel 1585 con il nome di Sisto V di cui il 13 dicembre (giorno di Santa Lucia) di questo anno (2021) ricorre il seicentenario della nascita. Della Confraternita che ha appena preso vita fa parte la più alta nobiltà fermana che accetta di rispettare delle vere e proprie regole che sanciscono la vita spirituale dei confratelli affinché possano intraprendere un vero e proprio cammino di crescita spirituale. La via delle confraternite era quello di scegliere uno dei tanti carismi spirituali praticabili di modo che anche delle figure laiche, quindi non consacrate religiosamente, potessero intraprendere una piccola e umile via di santità.

La preziosa reliquia è stata custodita all’interno della Chiesa di Sant’agostino fino al 2016, in una cappella dedicata tra l’altro alla Madonna di Loreto ed era posta all’interno di tre casse, posizionate sotto un altare, che potevano essere aperte da tre chiavi diverse custodite rispettivamente, dal Priore della Confraternita, dal Rettore del Convento agostiano, da un Delegato del Comune. Quindi tre figure diverse a reggere le chiavi che dovevano essere tutte e tre d’accordo per tirare fuori la sacra spina dalla sua custodia.

Poi il terremoto, la Chiesa di Sant’agostino è di proprietà del Comune di Fermo che, tra i tanti beni che deve riparare, decide che questo edificio non è da inserire nella lista delle priorità. La Sacra Spina viene prima portata nella cassaforte della curia per proteggerla, poi vengono fatte delle pratiche con la sovrintendenza sia civile sia dei beni ecclesiastici, viene approvato un sistema di custodia con allarme a più livelli nella Chiesa di Santa Lucia.

Il cambio di location non è l’unica novità, ce n’è un’altra importante, la nuova vita di cui si veste la Confraternita che si era un po’ indebolita patendo la mancanza di giovani confratelli. Poco prima del terremoto viene designato dal Vescovo di Fermo, Priore dell’Archiconfraternita della Sacra Spina Emanuele Luciani che, in seguito, coadiuvato dall’aiuto del nuovo Parrocco della Chiesa di Santa Lucia, Don Andrea Patanè, riesce a riportare vigore alle attività e alle motivazioni per le quali la Confraternita era nata.

A loro due il mio ringraziamento per avermi raccontato tutta la storia di questa reliquia.

La Sacra Spina è aperta nei Venerdì di Quaresima, nelle Domeniche di Quaresima e viene portata in processione durante la Via Crucis. Le attività della Confraternità sono rintracciabili nella loro pagina Facebook (Archiconfraternita della S.Spina di Fermo) e frequentabili dal vivo.

Alla signora di Garbagnate Milanese tutto il mio affetto per avermi illuminata su una delle tante possibili ricostruzioni storiche legate alle Marche e ancora tutte da scoprire.