È stata la mia amica Ilaria a farmi scoprire questo luogo, me ne ha parlato quando ci siamo incontrate una sera a Montegiberto. Ero andata a cena lì per la Sagra della Cacciannanze, due passi dopo mangiato per le vie del paese, lei era seduta al bar in piazza con degli amici, assistevano ad uno spettacolo di musica dal vivo. Mi dice nel parlare, “lavoro al San Claudio (l’Hotel n.d.r.), vieni a visitare l’Abbazia, ti piacerà, pensa è passato di lì e ci ha abitato addirittura Pipino il Breve!”. Mi si sono illuminati gli occhi!
Prima di proseguire è necessaria una breve divagazione sul tema. La cacciannanze è una pizza che risale a quando il pane si faceva in casa, cotto nel forno a legna. Il termine tradotto dal dialetto vuol dire caccia (cacciato, tirato fuori) ‘nnanze (prima), cioè tirata fuori dal forno prima del pane. Non c’erano termostati un tempo, cuocere in forno questa pizza bianca aromatizzata con del rosmarino prima di infornare il pane, era il modo per vedere se il forno avesse raggiunto la giusta temperatura.
Parentesi culinaria chiusa su questa leccornia (che se non conosci devi provare), ero convinta che andando a visitare l’Abbazia di San Claudio in Chienti, mi sarei trovata davanti l’esempio classico di un luogo dove aveva abitato nel tempo una comunità monastica, con la sua chiesa, il suo monastero. E invece…San Claudio è l’unica Abbazia dove non ha mai abitato un monaco nel corso della storia. Un passato talmente affascinante e importante abita questo luogo che, se la teoria che lo accompagna venisse definitivamente riconosciuta, riscriverebbe la storia. Non è facile da spiegare, ma cercherò di renderti il viaggio nel corso dei secoli il più comprensibile possibile.
Pipino il Breve era il padre di Carlo Magno. Fu Re dei Franchi dal 751 al 768. Il figlio Carlo gli succedette come Re dei Franchi nel 768, divenne Re dei Longobardi dal 774 e dall’800 diventò Primo Imperatore del Sacro Romano Impero. All’epoca delle date in questione il territorio del Sacro Romano Impero era come nell’immagine qui di seguito
Facevano parte del territorio del Sacro Romano Impero quindi anche le Marche. A correggere la collocazione di Aquisgrana in Germania, nell’attuale Aachen, è lo studio ventennale del Prof. Don Giovanni Carnevale, che sostiene che Aquisgrana sia in realtà a San Claudio in Chienti, luogo dove, sempre secondo lui, non solo fu sepolto Carlo Magno dopo la sua morte (avvenuta il 28 gennaio dell’814), ma dove riposa anche il giovane imperatore Ottone III (Re d’Italia e di Germania dal 983 al 1002). Ufficialmente quindi sappiamo che Carlo Magno riposa nella Cappella Palatina della Basilica di Acquisgrana (Aachen) in Germania, che egli stesso avrebbe fatto costruire. Ma nel maggio del 2010, un articolo dell’ADNKRONOS scriveva che un gruppo di archeologici studiarono che le tracce più antiche trovate nel sottosuolo della Cappella di Aachen risalivano a 400 anni dopo la morte di Carlo Magno. Questo articolo diede grande slancio alla Teoria del Prof. Carnevale, la cui prima pubblicazione riguardo i suo studi avvenne nel 1992.
Animò anche altri studiosi che sostenevano la tesi del professore, primo tra tutti l’Ing. Alberto Morresi, Presidente del Centro Studi San Claudio associazione che fu costituita proprio nel 2010. La notizia confermava gli studi di Carnevale, cioè che Carlo Magno venne sepolto a San Claudio, che fu Federico Barbarossa (Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1155 al 1190), con la Translatio Imperii a trasferire Aquisgrana da San Claudio in Chienti ad Aachen in Germania e che fu sempre il Barbarossa a far costruire la Cappella Palatina. Il Barbarossa raccontò che il corpo di Carlo Magno, che fino a quel momento era stato tenuto nascosto per non farlo cadere in mano dei nemici, lui era riuscito a trovarlo per ispirazione divina. La teoria del Prof. Carnevale sostiene che Federico Barbarossa seppellì ad Aachen in realtà il corpo di Carlo Il Grosso. A seguito della translatio, nel 1177 Aquisgrana in Chienti subì delle modifiche nella sua architettura. Furono trasferite ad Aachen, le colonne che Carlo Magno aveva prelevato da Ravenna e da Roma, le tre cancellate in bronzo del presbiterio, la pigna in bronzo della fontana dell’atrio, le ante in bronzo delle porte delle due torri cilindriche, il sarcofago di Proserpina. Fu modificata anche la struttura interna della chiesa che venne divisa in due piani. Prima era un ambiente unico con al centro un matroneo al quale potevano accedere le matrone, cioè le donne della corte.
La presenza del matroneo fa supporre che la chiesa fosse di corte, gli unici altri due matronei si trovavano a Costantinopoli e a Ravenna. Nell’area della Chiesa di San Claudio è presente un’area archeologica di circa 30 ettari, dei quali nel 1982 sono stati scavati solo 500 mq, quel poco che è stato scoperto è stato definito come resti di una città romana. Peccato che la città non abbia cardo e decumano, cioè le due vie che si incrociano perpendicolarmete e sulle quali si sviluppavano le città romane. La città (ancora sotterranea) pare invece abbia la stessa struttura della città di Bagdad, cioè a spina di pesce. Questo richiamo all’oriente non è unico, la struttura architettonica infatti di Aquisgrana in Chienti è la stessa che hanno Khirbat al Mafjar a Gerico, Germigny des Prés a Orleans, San Vittore alle Chiuse a Genga. Tutte e quattro hanno una pianta a base quadrata, divisa in otto campate e la campata centrale è sormontata da una cupola. Per costruire Aquisgrana in Chienti Carlo Magno si sarebbe avvalso dell’opera di maestranze venute dall’oriente, Germigny de Prés venne costruita da Ghermigny de Theodulf (un dignitario ecclesiastico di Carlo Magno), San Vittore alle Chiuse non ha il matroneo perché era una chiesa non di corte ma di confine. Di Germigny de Prés c’è traccia scritta che dice che fu costruita ‘instar eius quae in Aquis est’ cioè simile alla cappella di Aquisgrana, ma all’attuale Cappella di Aachen non assomiglia affatto dato che quest’ultima è addirittura a base ottagonale. La stessa parola Aquisgrana deriva dal latino aquis grani cioè acque di grano, tracce scritte che si riferiscono alla città la collocano vicino ad un luogo torrentizio e ne dettagliano i prodotti dell’agricoltura, si parla di grano, vino cotto, fave, olio e altri prodotti tipici della zona mediterranea non riscontrabili certamente alla città di Aacheenn in Germania. Secondo lo studio del Prof. Carnevale, addirittura Pipino il Breve e sua moglie Berta, genitori di Carlo Magno, sarebbero sepolti nella collegiata di San Ginesio, cioè Saint Denis. All’epoca l’attuale Francia era denominata Gallia, la Francia di Carlo Magno sarebbe identificabile nella zona della Val di Chienti.
Il nome Abbazia San Claudio arriva dopo che Enrico II (Re d’Italia dal 1002 al 1024 e Imperatore del Sacro Romano Impero) concesse il privilegium dell’uso della Chiesa e di tutti i terreni circostanti al Vescovo di Fermo. Nel tempo il privilegium divenne proprietà e fu Fermo a scegliere il nome di San Claudio come uno dei Santi Protettori della città e a nominarla abbazia per giustificarne la vasta proprietà terriera. Da allora fino al 1986 parroco dell’Abbazia di San Claudio è stato il Vescovo di Fermo che aveva, nell’attuale sede dell’Hotel San Claudio, adiacente all’Abbazia, la sua residenza vescovile. Che la Chiesa sappia da sempre la verità sull’immensa importanza storica e il peso economico straordinario identificabili in questa che all’apparenza sembra una semplice chiesa di campagna?