Cartolina da “Petritoli, la strada sotto ripa e la sperella de sole”

È la strada che cammina sotto l’orto dell’asilo e, più in generale, sotto il complesso storico dell’ex Convento delle Clarisse e, se potesse parlare, racconterebbe qualcosa che porta con sé quel profumo di altri tempi che ci piace tanto.

Aperta adesso soltanto per un piccolo tratto, una volta, quando era percorribile lungo tutta la sua lunghezza originaria, aveva due uscite, o davanti al Teatro dell’Iride (sotto a Parnanzì, per intenderci), o un po’ più giù, poco prima dell’ingresso del cimitero. Era la strada sotto ripa, l’ingresso si trova vicino al Mulino Michelangeli, in diversi a Petritoli se la ricordano ancora transitata e frequentata non solo come via di passaggio ma anche come il posto dove andare a prendere la sperella de sole, cioè dove andare a godersi, in inverno, i primi tenui raggi di sole che cominciano a riscaldare un po’.

Situata nel versante esposto al sole dal mattino fino a quasi, praticamente, il tramonto, e non in quello da bora che guarda verso Fermo, un giorno tornando da correre, passavo sotto Sant’Anatolia, camminando lungo il marciapiede mi sono fermata a guardarla e ho pensato “ma quanto sarebbe bello se si riuscisse ad aprirla di nuovo per intero?!?”.

Poi giro lo sguardo, vedo lì un paio di persone (non vi posso dire chi perché non vogliono) che la mia mente associa all’idea “loro, secondo me, mi possono raccontare qualcosa perché se la potrebbero ricordare tutta percorribile”.

Chiedo e mi si apre un mondo meraviglioso.

Per le donne che non abitavano ne in piazza ne sulla rocca, era la via migliore per andare, appunto, al cimitero a fare visita ai propri cari scomparsi. La preferivano al passaggio in piazza, perché questo permetteva loro di evitare i bar del paese e quindi anche gli occhi e le probabili battute indiscreti degli uomini. E poi c’era un’altra questione, non si passava in piazza se non si andava vestiti bene, all’epoca ci si faceva caso.

Con i primi soli di gennaio e le giornate che iniziano ad allungarsi sempre di più dal 17, giorno di Sant’Antonio Abate, per la gente del paese era il luogo ideale dove andarsi a scaldare prendendo la famosa (e già nominata prima) sperella di sole. I frattoni accoglievano i panni che le donne ci adagiavano sopra per farli asciugare e si chiacchierava, del più e del meno, mentre ci si scaldava ala sole. Faceva sicuramente più caldo lì che nelle case dove invece c’era solo il fuoco del camino nella stanza principale e monache e preti per scaldare i letti.

E poi, i tempi che cambiano, il 1964 che vede l’abolizione della mezzadria, il 1968 che segna una vera e propria rivoluzione dei costumi e delle regole sociali, soprattutto quelle che riguardano la donna, le campagne si spopolano, la gente si trasferisce nei paesi dove si stanno sviluppando le industrie, per le donne passare in piazza diventa normale, i bar trasformano i loro servizi seguendo il cambiamento economico in atto.

La strada sotto ripa resterà aperta fino a più o meno la metà degli anni ’70, con l’amministrazione Maccaferro (molti molti anni dopo) verrà ripristinata in parte e viene realizzato un muro contro terra per frenare l’erosione del terreno e poi non si prosegue fino alla fine.

Sarebbe bellissimo avere una foto d’epoca di quei tempi ma non l’ho trovata!

Potrebbe essere una bellissima passeggiata storica se si decidesse di seguire l’esempio di molti altri borghi storici di riportare in auge vecchi sentieri che sanno comunque raccontare la storia di un luogo.