Me compresa, nei minuti trascorsi all’interno della Cappella dell’Ossario della Chiesa di San Bernardino alle Ossa, non credo ci sia un visitatore in grado di non rimanere a bocca aperta. Un signore (entrato poco dopo di me) ha, addirittura, timidamente accennato alla moglie un “menomale che ho già digerito la colazione di stamattina”! Forse davvero un po’ inquietante a primo impatto lo è,
però a tutti gli effetti, è anche un luogo molto suggestivo e affascinante. La reazione che provoca è di immediato e totale stupore, inevitabilmente incute una certa soggezione perché, a muso duro, ci mette di fronte ad una delle cose più temute forse in assoluto al mondo, la morte. E se fa questo effetto ai visitatori e credenti del 2018, chiedersi quanto una decorazione del genere potesse ponere in soggezione i fedeli del 1600, è una domanda più che lecita. Questa l’epoca, infatti, a cui risale questa Cappella a pianta quadrata, le cui pareti laterali (come hai visto dalle foto) sono interamente decorate da ossa di defunti. L’esigenza era quella di collocare le ossa riesumate dai cimiteri urbani locali (che ospitavano anche i defunti dell’ospedale del Brolo oramai chiuso), che dovevano essere smantellati per fare posto a nuove costruzioni, visto il nuovo sviluppo urbano della città che era già in forte espansione. In uno stile Rococò vestito di macabro e funereo, le ossa vennero sistemate ordinatamente nelle nicchie, secondo un concetto preciso che scopriamo attraverso la lettura iconografica del luogo. Per comprenderla, si parte studiando la stanza dal basso, dalle nicchie di forma rettangolare poste alla base di ognuna delle pareti.
Le ossa al loro interno rappresentano il distacco dell’anima dalla carne, la vita terrena con la morte viene definitivamente abbandonata e con essa, anche la possibilità di cadere nelle tentazioni e nei peccati in cui si può inciampare nel corso dell’esistenza. È solo l’anima, a questo punto, a proseguire il viaggio il quale a sua volta dipenderà da come si è vissuto. Se in vita sono stati rispettati i dettami della morale cattolica non c’è nulla da temere, il viaggio dell’anima proseguirà verso l’alto. Raggiungerà quindi il paradiso rappresentato dall’affresco sulla volta della cupola, realizzato ad opera di Sebastiano Ricci e dal titolo “Trionfo di anime in un volo di Angeli”.
A proteggere ulteriormente le anime quattro Santi Protettori posti agli angoli della volta, Sant’Ambrogio, Santa Maria Vergine, San Bernardino da Siena, San Sebastiano. Teschi e femori sono le ossa per lo più ordinate nelle nicchie, nei pannelli centrali delle pareti disposte a formare delle croci che sono di chiara ed evidente lettura, ai due angoli in alto sopra l’altare maggiore formano la M di Maria, in onore della Beata Vergine. Anche il gruppo scultoreo all’interno della teca posta sopra l’altare maggiore è in onore alla Vergine. Risale al XVII secolo, siamo in piena dominazione spagnola, la statua di Gerolamo Cattaneo è
Nuestra Señora Dolorosa de Soledad in adorazione al Cristo Morto, dalla veste bianco candido ad indicarne la purezza, dal manto nero ornato da preziosi ricami in oro ad indicarne la solennità. Decorazioni e ricami in marmo adornano l’altare, con anche elementi legati alla Passione di Cristo. Come i due fregi posti in alto alle due estremità laterali della teca che sono, a sinistra la coppa dell’ultima cena, a destra il gallo il quale canto segnò il tradimento di uno dei discepoli. Migliaia le ossa che compongono il funereo puzzle, non sono mai state contate esattamente e credo che sia anche impossibile farlo, sono talmente incastrate alla perfezione che toccarne una significherebbe provocare un tremendo ed irreparabile effetto domino. I teschi posti sopra la porta di ingresso sono di condannati a morte,
sono stati messi lì per dare loro, diciamo, una sorta di redenzione ai peccati commessi in vita. Le ossa, guardandole e paragonandole alle dimensioni umane di oggi, sembrano tutte piuttosto piccole e lasciano pensare che siano di gente morta in giovane o tenera età. Potrebbe essere una giusta chiave di lettura, in fondo ci riferiamo a secoli in cui la vita media era molto corta e la mortalità infantile molto alta ma, è vero anche che, una volta, avevamo dimensioni più piccole, la varietà alimentare era inesistente, la mal nutrizione e il rachitismo dilaganti, la povertà davvero molta. Una leggenda narra che nell’Ossario ci siano davvero conservate le ossa di una ragazzina, nella tecca sotto l’altare.
È l’unica nicchia dove le ossa sono disposte in modo disordinato, l’anima della defunta non conosce ancora pace e sembra che, ogni anno, la notte del 31 ottobre, le ossa escano dal loro posticino e ballino roteando all’interno della cappella. Nessuno ha mai visto questa danza, ovviamente, ne hanno riferito dicendo che, camminando lungo la strettoia dei morti (la viuzza che separa la Chiesa di San Bernardino alle Ossa alla Chiesa di Santo Stefano), solo nella notte del 31 ottobre, si senta il ticchettio delle ossa che, danzando, sbattono tra loro. Sede, nel corso dei secoli di diverse Confraternite, è sempre stato un luogo di culto al quale i milanesi si sono sempre sentiti molto legati, ne sono una prova tutti i cuori Ex-Voto che vedrai appesi alla pareti.
Giovanni V Re del Portogallo, in visita a Milano, rimase talmente colpito da questo luogo e se ne innamorò a tal punto che, tornato in patria, fece erigere una cappella avente lo stesso stile di quella di San Bernardino alle Ossa ad Évora, vicino Lisbona, la Capela dos Ossos.
Una seconda leggenda abita questo luogo, questa volta non esattamente legata alle decorazioni. Sembra che fermarsi al centro della Cappella prima di uscire porti fortuna. L’energia positiva arriverebbe da una fonte di acqua pura che scorre proprio sotto quel punto.
Io, ovviamente, l’ho fatto e il giorno dopo…ho vinto 5 euro al Superenalotto! Mi sembra chiaro che la leggenda si confermi da sola!