Scogliere a picco sul mare, colline baciate dal sole, acque cristalline, una zona definita come l’equivalente di avere le Maldive in Italia, con la special guest di questo aprile stiamo per tuffarci in un paradiso naturale che è quello della Riviera del Conero. Tra le scogliere nominate all’inizio nasce un erba spontanea, è il finocchio marino,
che in anconetano prende il nome di paccasassi proprio in virtù del suo habitat naturale. In quanto pianta spontanea è protetta dal regolamento del Parco del Conero , ma in quanto meraviglia di gusto siamo fortunati, l’eredità della sua continuazione è stata raccolta dai tre soci dell’azienda Rinci che con grande determinazione hanno ripreso la coltivazione di questo prodotto mitico per la zona di Ancona con l’obiettivo di farlo conoscere ad un pubblico più ampio. È il 2014 quando Luca Galeazzi e Francesco Velieri, tutti e due tecnologi alimentari, decidono di iniziare a coltivare i paccasassi in cinque ettari di terreno sempre posti all’interno del Parco del Conero,
in una posizione assolutamente più agevole. Il primo anno di commercializzazione del prodotto è il 2016 e io li scopro per la prima volta proprio in quell’anno nel corso di un mio bellissimo girovagare per scrivere la cartolina su Cartolina da “Grotte di Frasassi… Genga…” . Li conosco dal vero nel 2020 attraverso il terzo socio che si occupa della parte commerciale dell’azienda, Alessandro Babbini e ascoltare tutto quello che mi ha raccontato è stata una stupenda rivelazione perché i paccasassi sono anche un prodotto dalle mille qualità oltre ad essere una sensazionale esperienza di gusto alla quale poi ci si affeziona irrimediabilmente. È una pianta perenne che si ferma in inverno, inizia a gettare ad aprile e la raccolta avviene a giugno. Il periodo della fioritura veste il terreno del colore giallo dei fiori che non vengono buttati
ma anzi, diventano protagoniste delle nostre buone tavole profumando un olio extravergine di oliva sempre di produzione dell’azienda Rinci. La coltivazione dei paccasassi ha un bassissimo impatto ambientale perché necessita di poca acqua e poca irrigazione ed è addirittura una pianta che combatte la desertificazione. A questo proposito è attivo un progetto di studio e di sviluppo che vede coinvolti l’azienda e l’Università Politecnica delle Marche . Proprietà benefiche à gogo, fonte di vitamine e sali minerali, sempre l’Università Politecnica delle Marche ha avviato uno studio per confermare l’alta concentrazione di Omega3 nei paccasassi cosa che li rende ancora più salutari e, vicini per quantità, al contenuto di questi grassi acidi essenziali presenti nel salmone. Ma vogliamo parlare anche della loro versatilità in cucina? Io li ho abbinati al crostino toscano
e con il pesto ho realizzato una pasta
con le vongole. Matrimonio perfetto quello con il pesce, ma anche con la carne è amore folle, con gli affettati è poesia, specialmente con il ciavuscolo è eterna unione. E uno chef, che le pagine di questo blog conoscono bene, è l’autore delle foto che stai per vedere qui di seguito.
Lui è stato in questo articolo la special guest del mese di marzo 2020, ospite in questa puntata di La Tribù dei Cucinanti e il ciavuscolo che usa è quello dei fratelli di Re Norcino anche loro già passati in in radio. Insoma #laretedelgusto che si sta creando con CucinaVitali.com diventa sempre più grande e sempre più fornita di belle storie e buon cibo, lieta quindi, con l’articolo di questo mese, di poter annoverare i paccasassi che, dopo la raccolta e la trasformazione diventano tutte le meraviglie di gusto che puoi trovare navigando nel loro sito. E secondo te poteva mancare in radio questa azienda fantastica? Ma ovvio che no! Alessandro ci ha racconatato tutto dal vivo nella puntata de La Tribù dei Cucinanti in onda il 25/04/20. Ed è oramai #passionepaccasassi #paccasassimania #paccasassiexperience!